Uomo e Galantuomo

regia di Gaetano Stella

Ospiti a spese del ricco e giovane don Alberto De Stefano nella località balneare di Bagnoli presso l’albergo gestito da un suo amico, sono gli attori di una scalcagnata compagnia teatrale: “L’eclettica”, così chiamata perché pretende di esprimere il suo talento in ogni genere dell’arte teatrale. Poiché la sera precedente, l’esibizione della compagnia si è svolta tra l’indifferenza e gli insulti del pubblico, il capocomico Gennaro De Sia vuole riscattarsi dalla brutta figura e impone una prova del nuovo dramma che sarà messo in scena. Si tratta dell’opera a forti tinte Malanova (cattiva notizia) di Libero Bovio che gli sgangherati attori massacrano per la loro incompetenza ma che evidentemente lo stesso Eduardo non doveva stimare molto se la trasforma in una farsa, come testimoniano le risa degli ospiti dell’albergo che sopraggiunti si trovano ad assistere alla prova.

Voi mi dovete perdonare se mi lamento…

Lo so, è fastidioso…

ma io mi devo lamentare,

ho diritto al lamento!”

L’esibizione penosa della compagnia verrà interrotta dall’arrivo di Salvatore, fratello di Viola, la primadonna messa incinta dal capocomico. Salvatore precedentemente ha incontrato don Alberto che l’ha scambiato per il fratello della sua misteriosa amante Bice, anch’essa incinta di lui. Sentendo che è venuto per reclamare il matrimonio riparatore, don Alberto, che è un galantuomo, assicura a Salvatore, stupito che un signore voglia sposare un’attrice e per di più incinta di un altro, che farà il suo dovere sposandosi.

Da qui nasce un colossale equivoco che porterà, nella confusione generale scaturitane, alla fuga di Gennaro in una camera dove sta bollendo una grande pentola che servirà agli attori per cucinare per il loro pranzo: i bucatini per i quali «ci vuole molta acqua», come dice Gennaro, «..se no vengono limacciosi». Gennaro inciampa nella pentola e una cascata di acqua bollente gli si riversa sui piedi. Fortunatamente incontrerà un dottore, il conte Tolentano che, mosso a compassione dell’ustionato, ululante e invocante «Sant’Antuono, protettore del fuoco! Aiutatemi!», lo porterà nella sua casa per curarlo.

Nel frattempo don Alberto, venuto a sapere l’indirizzo di Bice, si è recato alla sua casa per chiedere la sua mano: ma qui scopre che Bice è sposata ed è la moglie di Tolentano. Alberto, vistosi scoperto dal conte, si finge pazzo per ingannarlo e la recita, anche per il contributo di Gennaro che chiamato a testimoniare la sanità del giovane imbroglia invece di più la situazione, riesce a tal punto che viene fatto incarcerare.

Tolentano, nel frattempo, indovinata la finta pazzia di Alberto lo mette alle strette: o si farà ricoverare in manicomio come pazzo, salvando così l’onore di marito tradito oppure lo stesso conte gli sparerà per lavare la macchia al suo blasone. Sarà lo stesso Tolentano invece, costretto a fingersi pazzo per evitare le ire di Bice che ha scoperto una sua relazione con una donna sposata. Alberto finalmente non più finto pazzo sarà liberato.